giovedì 24 aprile 2014

Una vecchia Topolino tipo C


All’inizio degli anni ’50 mio padre, dopo una brutta esperienza con un rudere di un furgone inglese anteguerra (una Hillman) preso per pochi soldi e che non valeva assolutamente nulla, si decise a comprare un’automobile. 

Il furgone non partiva mai, il cambio era una disperazione, delle portiere meglio non parlarne, mentre lo sterzo, quelle poche volte che funzionava poi non si raddrizzava più: il gioco di leve e trasmissioni era molto lasco, per dirla in breve traballava tutto. 

L’aveva comprato per portare la verdura al mercato, ma i quindici chilometri per arrivarci, con quel “mezzo”, diventavano spesso almeno il doppio. Per fortuna che sulle cosiddette strade del dopoguerra, il traffico era quasi esclusivamente di biciclette, ma a superare quelle senza sbatterci contro era impegnativo.

E quindi, dopo quell’ esperienza, si imponeva un nuovo acquisto. Sul mercato dell’usato, allora non ancora molto fiorente, mio padre trovò una Topolino tipo C che al confronto era un vero gioiello di ingegneria meccanica. 

Mio padre non aveva pretese ed era abituato a strade più adatte ai carri armati che alle automobili. In effetti scossava tutto ed il comfort era accettabile solo nelle stagioni miti, in assenza di pioggia e vento, neve e ghiaccio per via dei vetri, delle cerniere delle portiere, rivestimenti di sedili ed altre bazzecole. 

Bastava che partisse il motore e che solo dopo un paio di grattate si innestasse una marcia qualsiasi e tutto, con qualche saltone di partenza, si metteva a posto. 

Anche la patente per mio padre non era stata un ostacolo. Con l’aiuto di un amico che pazientemente gli insegnò le manovre fondamentali, dopo qualche prova in campagna in posti senza fossati e con l’esperienza fatta sulla macchina di prima, seguì l’iter delle guide e degli esami e alla fine tutto fu regolarizzato. 

Citerò un particolare che lui raccontava spesso. 

Un giorno mio padre andò a casa di mia moglie in campagna, con la Topolino, per vedere colture e frutteti. Finiti i giri ed i convenevoli d’uso, salì sulla macchina, tirò un poco il gas, staccò le marce e fece per avviare il motore. 

Ma questo, dopo vari tentativi, non partì. Allora chiese aiuto ai parenti se gli davano una spinta per farla ripartire.

Così, in quattro, si avviarono lungo una carreggiata dissestata, spingendo più che potevano, con gran fatica, ma quella non ne volle sapere. Stanchi e trafelati riprovarono più e più volte, ma senza alcun risultato. Allora si fermarono un po’ per riprender fiato.

Mio padre guardando bene il cruscotto, si accorse di qualcosa e facendo finta di niente dopo un po’, disse loro: riproviamo; adesso che si è scaldata dovrebbe partire.

 E cosi fu.

Ringraziò, salutò gli aiutanti felici del risultato e se ne tornò a casa guardandosi bene dal dire loro che nei vari tentativi precedenti si era dimenticato di girare la chiavetta di accensione !

Anch’io ho usato più tardi quella macchina.

Conservo ancora “le frecce”, acquistate a parte, che consistevano in due alette, con dentro una lampadina, che quando si azionava il comando si alzavano all’esterno dalla parte voluta, proprio come si faceva prima con il braccio e la mano andando in bicicletta.



4 commenti:

  1. Che meraviglia ! La Topolino è stata la prima macchina di papà, ma non so che tipo fosse. Oggi trascorrerò la giornata con lui e i miei cugini e quindi glielo chiederò, così come gli chiederò il discorso delle frecce che non conoscevo.
    Mi piace veramente sempre tanto leggerti, non finirò mai di dire che imparo tante cose. Ciao Tonino, buona giornata. Marilena
    PS: un giorno forse farò un post su un piccolo episodio che capitò proprio con la Topolino ... magari userò la foto che hai pubblicato perché è la migliore che ho visto finora. Ciao.

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    1. Marilena, Nou ed altri: mi sorprende un pò tanto interesse per le "frecce". Io ne ho un paio, funzionanti, la cui foto è nel Post e non so più da dove vengono, probabilmente da qualche rottamaio. E non sono neanche tanto più sicuro he fossero proprio sulla Topolino C. Quello che ricordo di sicuro è che normalmente erano montate sulle fiancate in alto nella parte posteriore ed erano tanto ben visibili sia da dietro che davanti di tutti gli automezzi. Quindi non date mai per assolutamente certo tutto quello che scrivo, perchè di tempo ne è passato un bel pò, ma resta di sicuro il fatto che allora, in generale, la "tecnologia" era quella. Grazie a tutte per la felice accoglienza. A presto per altri episodi che mi illudo siano di altrettanto interesse. Tonino

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  2. Che favola la topolino! E le frecce con le alette..non le ricordavo più, ma ora che ho la tua foto davanti so che, di sicuro, le ho viste negli anni cinquanta nella topolino del medico di condotta.
    Per la mia famiglia la prima auto fu una Fiat600 usata, molto usata, con le porte che si aprivano contro vento: una vera chiccheria. :)
    Ciao Tonino
    Un abbraccio
    Nou

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  3. Che bei ricordi che mi hai portato alla mente1 mio padre mi raccontava sempre che con i suoi primi soldi si era comprato una Topolino e ne andava fiero!
    Un caro saluto.Manu

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