domenica 30 dicembre 2012

Amerio: il cariolino ed il rifugio antiaereo

Vita in campagna - Nonantola

Alcuni momenti di vita in campagna che ricordo, riguardano mio fratello Erio o Amerio, un grande fratello, ma assolutamente non nel modo terribile con cui questo termine viene abitualmente usato nell'epoca dei reality, anzi, al contrario, come persona semplice.

Mio fratello, nato il 9 Novembre ’43, ha vissuto i suoi primi anni di vita  inizialmente in un contesto sociale di guerra e di miseria, nella campagna emiliana, ma questo non gli impedì di proiettarsi in seguito fino ai massimi livelli della scienza umana come ricercatore di Fisica Teorica, con molti ed importanti riconoscimenti in campo mondiale, divenendo il Prof. Erio Tosatti.

La mamma voleva chiamarlo Amerio ma il nome non fu accettato dalle autorità, perché all'epoca si era in guerra con l’America; così fu iscritto all’anagrafe come Erio. In famiglia però continuiamo ancora a chiamarlo Amerio

Venendo al fatto che voglio ricordare, quando mio fratello nacque c’era la guerra, ed in campagna,  avevamo ricavato, a cavallo di un fosso, un “Rifugio”, una specie di bunker di circa due metri per tre, profondo tre metri, ricoperto di robusti fusti di alberi e grosse fascine di rami di pioppo, con tantissima terra, per ripararci, quando suonava un allarme, dalle mitragliatrici e dalle bombe degli aerei. 

Il rifugio era distante circa 120 metri dalla casa di abitazione che, secondo me, a dirlo adesso, era più sicura del rifugio, ma allora, quando il lugubre suono della sirena si sentiva venire dal Campazzo, il gruppo di case più vicino, tutti correvamo nel rifugio. 

Prima che il fratellino imparasse a camminare, in mancanza di culle e passeggini, il suo posto di giorno era in una cassetta di quelle che di solito servivano per la vendemmia dell’uva. 

Io, di 12 anni più vecchio di lui, avevo costruito, con una cassetta da pomodoro, un po’ più piccola di quelle dell’uva, munita di quattro ruote, ricavate da fette di tronchi di alberelli, una specie di carrozzina da tirare con una fune. 

Con questa, quando suonava l’allarme, se la mamma o altri erano lontani, prendevo il bambino, lo mettevo in quel cariolino e via di corsa verso il rifugio, ma erano più le volte che, sia per la fretta che per la precarietà del mezzo, la tradotta si ribaltava ed erano pianti e complicazioni varie fino all’arrivo di qualche soccorso. 

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In questo scritto ed altri che seguiranno su questi temi, sono illustrati alcuni aspetti della vita in campagna di quei tempi, di come si viveva, come si parlava, come si lavorava allora, ora che ormai la maggior parte di chi li ha vissuti non è più, a ricordo di tempi che si spera che non ritornino mai più, ma che erano anche pieni di semplicità, di valori umani e di naturalezza.

8 commenti:

  1. Il contesto del tuo racconto è piuttosto drammatico, ma devo confessare che ho un lieve nodo alla gola per la commozione che mi procura l'immagine di un bambino con una cariola di fortuna e il suo fratellino piccolo dentro.
    A presto e tanti cari auguri!

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    1. Ti ringrazio Letizia e auguro a te e alla tua famiglia un Felice e Sereno Anno Nuovo.

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  2. Non aspetto che di leggerti, caro Tonino. E non sono la sola.
    Tu svolgi un grande compito, per me essenziale di questi tempi: ed è, appunto, ricordare tempi, drammatici, sì - ma che erano anche pieni di semplicità, di valori umani e di naturalezza.
    Grazie di cuore e tanti auguri per un Felice Anno Nuovo!
    Ciao,
    Lara

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  3. Grazie Lara. Il tuo commento mi sprona per il futuro. Tantissimi Auguri per un sereno e tanquillo Nuovo Anno. Tonino

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  4. Molto bello questo racconto di vita vissuta,era dura,ma piena di valori!Ti auguro un 2013 sereno!!!Olga

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    1. Grazie, Olga. Ricambio di cuore gli auguri di un Buon 2013.

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  5. Tonino, mi hai fatto ricordare i carriolini che faceva mio fratello. Mio fratello aveva nove anni più di me ed è stato il mio badante tenero e premuroso. Ricordo le sue braccia amorevoli, come di una mamma. Eravamo tre fratelli, quando è morto, si è rotta l'unità che non può più essere ricomposta come la tenerezza che ho ricevuto nell'infanzia. Non che i genitori non mi amassero, ma non avevano tempo di badarmi, dovevano lavorare e la sera erano troppo stanchi.
    Grazie per questi racconti, preziosi della storia che attraversava le famiglie in quegli anni.

    Buon 2013!

    Nou

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    1. È bello sapere di non essere stato l'unico che costruiva i carriolini.. Spero che quelli di tuo fratello fossero più robusti dei miei. Cara Nou, auguri anche a te e ai tuoi cari per un felice 2013 !

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